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Il primo volume della trilogia di Satprem su Mère, Il materialismo divino, descrive il cammino di Mirra Alfassa (Parigi, 21 febbraio 1878): dalla frequentazione della musica e della pittura (è amica di tutti i grandi impressionisti, da Renoir a Manet, da Rodin a Cézanne) alla passione per la matematica e per le scienze (sono i tempi delle equazioni quantiche di Max Planck, della scoperta di Einstein dell'equivalenza tra energia e materia), dallo studio delle filosofie delle religioni a quello dell'occultismo, dai soggiorni in Algeria agli anni trascorsi in Giappone, fino all'incontro con Sri Aurobindo nel 1914 e alla scelta definitiva, nel 1920, di lavorare accanto a lui, a Pondichéry. Ma un altro 'viaggio' si andava nel frattempo compiendo: quello che essa conduceva all'interno di sé. Non in mistiche spiritualità, bensì proprio all'interno del corpo, nella Materia, fino in fondo alle cellule, alla ricerca di quel 'terribile nodo' della vita con la morte. Nel 1950, Sri Aurobindo passa 'dall'altra parte' e Mère, a 73 anni, resta sola davanti al 'Problema da risolvere', come lei lo chiamava: quello, appunto, della morte. La nuova specie comincia qui. Queste pagine sono il partecipe resoconto dell'avventura di Mère, singolare testimone, o - se si vuole - prototipo evolutivo, della trasformazione della specie Homo sapiens in qualcosa d'altro e di diverso dell'uomo.