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La caratteristica essenziale della filosofia yoga è il disprezzo dell'intelletto. La concezione dualista cristiana dell'essere umano diviso in corpo e anima tende a lasciare l'uomo in balia della schiavitù della mente, di assurde speculazioni teologiche e di discipline morali arbitrarie, che sono i mezzi più efficaci per mantenerlo schiavo e impedirgli di avvicinarsi alla realtà trascendente. Per comprendere lo yoga e le sue tecniche, è essenziale ricordarsi che l'incessante movimento del pensiero cerebrale costituisce la cortina di nebbia che ci nasconde il divino. I piaceri del gusto, dell'olfatto, del tatto, della vista, dell'udito, del sesso, possono invece portare a una percezione dell'armonia divina tramite gli esseri e le cose. Ed è in questo nostro corpo, alle radici stesse del godimento e non del pensiero, che possiamo raggiungere il principio creatore del mondo. Sono tecniche corporali che ci permettono di esplorare nel più profondo di noi stessi quell'assoluto di cui noi non siamo che manifestazioni frammentarie. I metodi dello yoga possono sembrare sorprendenti e perfino urtanti all'occidentale, prigioniero della sua concezione della superiorità dell'intelletto, e che ha difficoltà a comprendere che il godimento se non è proprio la realizzazione del divino ne è una prima immagine, e che basta andare al di là del piacere per trovare la beatitudine.