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Duemila anni fa sia il Mediterraneo che l'India attraversarono un periodo particolarmente creativo, che vide gli scritti degli ebrei sulla Chochma, degli gnostici sulla Sophia e dei buddhisti sulla Prajñaparamita, o 'perfezione di sapienza'. La letteratura sulla Prajñaparamita è composta da trentotto libri differenti, elaborati in India tra il 100 a. C. e il 600 d. C. Trenta generazioni di buddhisti in Cina, Giappone, Tibet e Mongolia hanno isolato due libri come i più santi dei santi: il Sutra del diamante, o, più propriamente, la "Perfezione di sapienza che taglia come un diamante", e il Sutra del cuore, ovvero il Sutra che contiene il vero 'cuore', 'fondamento' o 'essenza' della sapienza, ambedue composti nel IV secolo d. C. Gli autori di queste opere erano certamente ben consapevoli che il linguaggio è inadatto a esprimere la profondità di una sapienza il cui fine è arrivare alla totale estinzione dell'io. Ciò nondimeno, i saggi dell'antichità hanno pensato che valesse la pena tentare persino l'impossibile, e forse un qualche beneficio ne verrà nel mettere a disposizione del distratto mondo di oggi la loro opera.