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È un'estate torrida, a Londra. Chi racconta in prima persona sta facendo una ricerca sulla morte nella letteratura tra il Settecento e l'Ottocento. Deve anche elaborare il lutto per una relazione finita male. E vuole stare per conto suo, tra la biblioteca e il piccolo, confortevole appartamento che ha affittato in un quartiere non proprio elegante. La donna brutta, sgraziata e invadente che suona alla porta presentandosi come la vicina del piano di sotto non è quindi gradita. Lo è ancora meno quando racconta della madre inferma, bisognosa di cure assidue, e dei tanti conigli che la vecchia signora alleva con amore. Per fortuna la donna è una badante professionista, abituata agli anziani e ai loro capricci. Dal pavimento, però, cominciano a salire strani rumori, grida, pianti accorati, conversazioni agitate, frasi incomprensibili. E, naturalmente, il tanfo delle bestiole, prigioniere come la figlia devota. Quando questa comincia a raccontare dei suoi assistiti, che muoiono poco dopo averla assunta come badante, per motivi incomprensibili, e a manifestare il timore di essere lei stessa, desiderando la loro morte, a provocarla, la situazione si fa insostenibile. E paura, paranoia e depressione dilagano al piano di sopra. Fino al finale, inaspettatamente realistico.