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Tempo di pirati globali, il nostro. Hanno i tratti ipertecnologici degli hackers che trovano un varco in bastioni informatici, o l'aspetto proteiforme dei contraffattori su scala planetaria. Però dietro il loro sfuggente anonimato, la loro incerta identità politica e la loro destrezza clandestina preme un albero genealogico antico e gremito di fuorilegge a viso scoperto: i briganti contemporanei vi compaiono solo come gli ultimi discendenti della variopinta torma che per secoli ha battuto l'Occidente dalle due sponde dell'oceano. Mancava finora un genealogista che avesse il talento di Adrian Johns nello scovare quei nomi dimenticati di editori, scienziati, industriali, ridando corpo e parola ai protagonisti di una guerra di corsa che fin dall'inizio ha toccato i presupposti della civiltà quale noi la intendiamo, e che si combatte ancora con esiti apertissimi. Infatti nelle tipografie in cui si ristampavano illegalmente i libri o nelle fabbriche che mettevano indebitamente a profitto invenzioni brevettate sono state in gioco le idee di creatività, trasmissione, autenticità, plagio. Le nozioni stesse di diritto d'autore e di proprietà intellettuale hanno conosciuto un lungo travaglio.