Tab Article
Il "De re aedificatoria" di Leon Battista Alberti, la cui ultima edizione italiana risale alla metà degli anni sessanta, segna uno dei punti più alti, e radicalmente innovativi, della riflessione rinascimentale sullo statuto teorico e il significato sociale dell'attività architettonica, promossa per la prima volta al rango non solo di vera scienza ma anche di "arte liberale", sullo stesso piano della letteratura e della filosofia. Questa nuova edizione del trattato, così come gli apparati critici che la corredano, è opera di un architetto, dunque - secondo la definizione di Adolf Loos - di "un muratore che sa il latino". L'attenzione è qui rivolta anzitutto alla comprensione dei contenuti tecnici e alla esatta resa del denso e variegato linguaggio albertiano. Perché - questa la convinzione di fondo che ha guidato il lavoro della curatrice - il "De re aedificatoria" resta ancora oggi, a distanza di secoli, non solo un testo di alto valore letterario e culturale, ma anche una straordinaria fonte di insegnamento dei molteplici saperi che costituiscono l'architettura, un vero e proprio repertorio di indicazioni e soluzioni tecniche utili anche all'architetto di oggi.