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L'idea dell'esistenza del cannibalismo appena oltre i confini della propria cultura è antica e universilmente accettata nonostante una documentazione per nulla probante. Passando dal mondo preistorico all'impero azteco, alle culture africane e della Nuova Guinea, Arens dimostra come tale credenza in un cannibalismo universale, distinto da pratiche rituali o di sopravvivenza effettivamente osservate, rappresenti un mito di cui si servono i membri di un gruppo per rivendicare il proprio diritto al monopolio della cultura e giustificare l'emarginazione o addirittura l'eliminazione del diverso. Un mito che, nelle civiltà occidentali è stato sostenuto e alimentato con l'avallo dell'antropologia, scienza messa dunque in discussione dall'autore.