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«Secondo Fox i gatti trovano i nidi degli uccelli e poi li tengono d'occhio fin quando i piccoli sono abbastanza grandi da poterseli mangiare. Accanto a una casa calda di Shrewsbury c'era un nido di merli, e Hubbersty si accorse che il gatto andava a sorvegliarlo tutti i giorni per vedere come crescevano i piccoli. Se i gatti mangiano poi davvero gli ucccellini, questo è il più curioso caso di ragionamento e di astinenza». Pubblicati per la prima volta negli anni settanta, i Taccuini M e N e lo splendido Profilo di un bambino (il figlio di Darwin, Doddy) documentano una tappa decisiva nella ricerca darwiniana sui temi della mente, delle emozioni, dell'espressione del comportamento. È un Darwin sconosciuto, agile e rapido, non appesantito da quelle preoccupazioni di rigore, completezza e dignità che renderanno più lenta la prosa delle grandi opere della maturità. Con tecnica quasi fotografica, fatta di ingrandimenti e di accostamenti al vivo, Darwin costruisce l'intelaiatura fondamentale di quello che chiama «il mio castello in aria», una teoria unitaria e tutta evolutiva del vivente nelle sue innumerevoli gradazioni: piante, insetti, crostacei, mammiferi. E ovviamente l'Homo sapiens, di cui esplora dapprima il lato meno razionale (il vecchio, il bambino, il «primitivo») o patologico (il malato di mente) per prendere infine d'assalto la cittadella dell'adulto sano, colto e civilizzato, coi suoi tic rivelatori.