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Populismo e cospirazionismo, razzismo e terrorismo, fake news e politicamente corretto sono tutti sintomi di un ordine in disfacimento. Il tramonto del capitalismo occidentale coincide con una crisi delle categorie politiche della modernità, una catastrofe che ci riporta alla guerra di tutti contro tutti come unico sfogo alla paura del declassamento. Guerra simbolica, metaforica, virtuale, finzionale, che dal mondo dei segni sempre più spesso trabocca per andare a contagiare il mondo reale. Nessuna civiltà aveva mai spettacolarizzato tanto il benessere e nessuna aveva mai subito con tanta durezza l'effetto del risentimento che sale quando le promesse non vengono mantenute: trionfano le passioni tristi, gli odi intracomunitari e le teorie del complotto. Dopo aver amministrato per decenni il consenso fabbricando sogni e bisogni, l'industria culturale è diventata una macchina produttrice di paranoia. E se il problema fosse il nostro rapporto con la violenza del linguaggio? Raffaele Alberto Ventura ci guida in un viaggio tra le rovine sontuose della società del benessere, dalla post-verità alla post-politica: incrocia moti di piazza liberamente tratti dai film di Hollywood, ascolta supereroi che discutono di filosofia e si intrattiene con complottisti adoratori di Rihanna, principessa degli Illuminati. Nel mezzo di questo frastuono, ci fa sentire le voci di Hobbes e di Rousseau, esplora le pagine di Dick e di Flaubert, svelando gli "arcana imperii" dietro le illusioni politiche che non funzionano più.