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Leonardo Pantuosco, che nel passato si era già proposto con scritti di genere diverso, intraprende oggi il percorso del romanzo ambientando la sua storia in una città densa di umori: Livorno. E Livorno parrebbe proprio il luogo ideale per sostenere il complesso intreccio della vicenda ed essere palcoscenico di un libro dal titolo criptico ed esplicito al tempo stesso: "Nove giorni solo". Se, in fondo, ogni uomo è sempre solo - infatti nasce piangendo per un destino che sa essere certo e inevitabile -, in questo caso la terribile solitudine del protagonista deriva da una condizione patologica non rara nel mondo moderno sempre più convulso: uno stato di coma a seguito di un incidente stradale. Ma la sua solitudine - e qui sta tutta la complessità e il fascino del romanzo - sarà soltanto apparente. La mancanza di ogni contatto con il mondo esterno verrà infatti compensata da pensieri che continueranno ad affluire nella mente del protagonista secondo un'attività del cervello che i medici hanno definito "locked in": pensare ma non poter comunicare.