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Il giovane Pellicani si presenta una sera nella casa del padre, dalla quale si era allontanato - dopo aver sottratto certi risparmi da un certo cassetto - vent'anni prima. L'immobile, un condominio di sei, sette piani, è disastrato... Il giovane Pellicani - un completo grigio un po' sdrucito, una valigetta ventiquattrore portata solo per darsi un tono - vuole fermarsi una notte e via, andare altrove: ha degli affari in Cina, sostiene... Tuttavia nell'appartamento il giovane Pellicani trova solo un vecchio. Somigliante un po', questo è vero, soprattutto nel naso, a Pellicani padre... Parla, parla, il giovane Pellicani, raccontando tutto ciò che fa, tutto ciò che vede, l'appartamento, la biancheria stesa in una stanza, la donna che tutti i giorni viene a cucinare il minestrone al vecchio; parla, parla, il giovane Pellicani, e noi lettori siamo presi in questa sua infernale chiacchiera, nel suo ostinato non credere a ciò che vede, nel suo ipotizzare, reinventare, spiegare, trasfigurare la banale realtà... finché ci arrendiamo, smettiamo di farci domande... ci interessa solo abbandonarci al fervore di questa inesauribile chiacchiera.