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La storia di Giambattista Magnante incarna le contraddizioni della Chiesa del secondo Seicento, attenta ai dettami della Controriforma, ma anche attraversata da dubbi e "innovazioni" nella fase di transizione al secolo XVIII. Il libro mette a fuoco gli orientamenti, le tendenze e le tensioni che caratterizzarono nella loro complessità le dottrine "pre-quietiste", alla metà del Seicento, tra Roma e Adriatico, indagando un personaggio chiave nel panorama religioso italiano. Teologo e confessore del cardinale Francesco Barberini e maestro del cardinale Pier Matteo Petrucci, l'oratoriano Giambattista Magnante (1603-1669), per il suo attivismo religioso e per il suo impegno di scrittura, fu oggetto di un percorso di santità e, parallelamente, di attenzioni inquisitoriali che lo additarono "in odor di eresia". Magnante rappresenta una cerniera tra differenti posizioni ecclesiologiche nella sua Congregazione e, più in generale, nel mondo clericale, ma anche tra diversi orientamenti all'interno della curia romana. Il libro fornisce inedite acquisizioni sulla spiritualità contemplativa filippina, nel più ampio quadro della storia religiosa europea.