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"Sembra un paradosso, ma il mondo di Mario Panizza, in apparenza così fedele al reale, ci porta sulla soglia dell'irrappresentabile. A prima vista il nostro sguardo corre appagato sugli oggetti conosciuti, si orienta facilmente nelle familiarità di una figurazione somigliante, così aderente alle apparenti verità visibili. A questa iniziale e rasserenante impressione ne succede immancabilmente un'altra, di segno opposto, che matura nelle progressioni di una macchina figurativa abilmente orchestrata. La realtà non è quella che si vede. La sensazione che dentro al muro liscio dello spazio si stia preparando uno squarcio rivelatore inizia a farsi più incalzante, e sollecita domande." (dalla prefazione di Luigi Ramazzotti)