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Ferruccio Garavaglia, capocomico della Stabile di Roma al Teatro Argentina, rappresenta il passaggio dal teatro del "grande attore" della seconda metà dell'Ottocento all'interpretazione più controllata e rigida del simbolismo del teatro dannunziano, fino agli innovativi esordi del cinema muto. Dagli istrionismi soggettivi e improvvisati, l'interpretazione si raffina nella fedeltà al testo dannunziano, senza mai perdere il contatto con le proprie radici guitte sulle tavole impolverate delle messe in scena di fine Ottocento.