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La disciplina delle intercettazioni di comunicazioni e conversazioni, dopo aver resistito per oltre un trentennio senza sostanziali modifiche legislative ma con interpretazioni giurisprudenziali non sempre all'insegna della tutela del diritto di difesa e della libertà e segretezza delle comunicazioni, ha subìto negli ultimi anni un tormentato calvario parlamentare, finché la lunga gestazione della riforma si è poi conclusa, tra le doglie, con un aborto spontaneo: sostanzialmente abrogata la "riforma Orlando", il contrastato dibattito parlamentare è approdato, infine, alla disciplina dettata dal d.l. n. 161/2019, conv. dalla l. n. 7/2020, che si applica ai procedimenti penali iscritti dopo il 31 agosto 2020. Ma tali contrasti parlamentari non sono stati risolti nemmeno in sede normativa, residuando nella nuova disciplina contraddizioni, lacune e incoerenze, che non le assicurano i necessari requisiti di certezza, precisione e prevedibilità, connotati essenziali delle disposizioni che limitano diritti e libertà fondamentali come quelli di cui agli artt. 2, 21, 24, 27 e 15 Cost. L'opera si propone di esaminare la recente riforma delle intercettazioni a fronte della giurisprudenza sin qui formatasi in materia, cercando di interpretare le nuove disposizioni alla luce dei valori costituzionali e sovranazionali che devono sempre orientare l'interprete.