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La molteplicità degli dèi è uno degli aspetti più evidenti e suggestivi della civiltà dell'Antico Egitto. La concezione del divino, la sua traduzione visiva e il culto degli animali sono aspetti peculiari di una visione religiosa alquanto complessa, che utilizza codici rappresentativi tanto affascinanti quanto difficili da decifrare. Attraverso la presentazione delle diverse forme che possono assumere gli dèi egizi (antropomorfe, animali, ibride), di alcune delle loro caratteristiche, dell'organizzazione del pantheon si evidenzia il concetto stesso di netjer/netjeru ("dio, divino"): un insieme di entità invisibili ma presenti nella realtà con cui l'uomo si relaziona attraverso il culto e il rito. Le diverse modalità di interazione fra dèi e uomini, sul piano privato e personale, il costante ricorso alla pratica magica, in cui le divinità sono le principali protagoniste e sono chiamate ad agire a beneficio del devoto che ne chiede la protezione, vengono ampiamente illustrate nella mostra e nel catalogo. Il percorso si conclude illustrando il mondo funerario: agli stessi dèi cui era chiesta la protezione nella vita quotidiana erano infatti anche affidate le più profonde speranze post-mortem.