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Sino a pochi anni fa il termine "ambasciatrice" non indicava una rappresentante all'estero del suo Stato di appartenenza, bensì la moglie dell'ambasciatore. Una questione lessicale apparentemente di poco conto ma che, al contrario, è carica di un forte significato simbolico. Eppure da Shéhérazade, la fanciulla protagonista de "Le mille e una notte" - che grazie alla parola intelligente e alla magia dell'intrattenimento teneva a bada la scure del boia - alla Lisistrata di Aristofane - che guidava l'occupazione della Zecca da parte di donne stanche della guerra portata avanti dai mariti - la storia è ricca di figure femminili accostate alla diplomazia. Perché le donne hanno un modo di risolvere i problemi diverso, legato più al confronto e alla discussione con "l'avversario" che allo scontro cieco e ostinato. È sulla base di questi principi che nel 1992 un gruppo di donne italiane, palestinesi e israeliane, organizzò il progetto "Molte donne, un pianeta" per affrontare la questione israeliano-palestinese da un punto di vista diverso, femminile. Questo libro vuole fare memoria di quell'esperienza, riportandone gli atti e riflettendo su quanto, a quasi trent'anni di distanza, sia ancora applicabile a una situazione che nel tempo pare mutare per rimanere sempre la stessa.