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Uno Stato rappresenta un monopolio territoriale di coercizione, un organismo con il potere di compiere espropriazioni continue e istituzionalizzate della proprietà e di sfruttare i proprietari privati attraverso tasse e regolamentazioni. Presupponendo che gli agenti del governo curino i propri interessi, è lecito aspettarsi che tutti gli Stati tendano a incrementare questa forma di sfruttamento. Da una parte, questo si traduce in maggiore sfruttamento interno (e tassazione interna); dall'altra, in espansione territoriale (guerre). Gli Stati tenteranno sempre di ampliare lo sfruttamento e la base fiscale, trovandosi così in conflitto con quelli concorrenti. Queste le tesi radicali del filosofo di origine tedesca Hans-Hermann Hoppe, la cui critica si estende anche alla democrazia come forma istituzionale e alle sue espressioni politiche. Esiste un'alternativa libertaria allo Stato democratico in grado di valorizzare l'individuo e le sue potenzialità. Si tratta di tesi che fanno riflettere anche alla luce della crisi delle democrazie liberali classiche e alla loro difficoltà a trovare delle risposte efficaci ai bisogni delle società contemporanee.