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Considerati da qualche studioso l'abbozzo di un nuovo poema, da altri un mero serbatoio di ottave da smistare in un'eventuale riedizione del Furioso, datati ora 1517-1521, cioè coevi della seconda redazione (Dionisotti), ora 1521-1528, cioè più vicini alla redazione definitiva (Segre), i Cinque canti sono, o forse meglio erano, uno dei grandi enigmi del nostro Rinascimento. Dopo anni di corpo a corpo con le 548 ottave ariostesche, Valentina Gritti ne rivoluziona il testo, motivatamente fondato sull'unico testimone a penna - immune, quindi, dalle arbitrarie revisioni degli editor cinquecenteschi -, lo commenta molto riccamente e ne propone, destrutturandolo in più serie di ottave, un'originale interpretazione e una circostanziata datazione.