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Ritenuto non idoneo a intraprendere la carriera diplomatica, il protagonista accetta una borsa di studio per un dottorato di ricerca sulla Shoah. Ben presto, per arrotondare lo stipendio, comincia ad accompagnare in veste di guida gruppi di studenti, di politici e di ufficiali dell'esercito israeliano in visita ai campi di concentramento nazisti in Polonia. Le sue capacità oratorie e la sua competenza fanno sì che venga molto apprezzato e diventi sempre più richiesto, al punto di doversi trasferire a Varsavia, lontano dalla propria famiglia. Per quanto cerchi di mantenere un atteggiamento distaccato verso gli orrori che descrive e di spiegare la meccanica della Shoah da un punto di vista puramente tecnico, senza coinvolgimenti emotivi (scoprendo persino, con enorme raccapriccio, un'inconscia ammirazione sua e di alcuni dei ragazzi per la forza e l'efficienza dell'apparato di distruzione di massa nazista), qualcosa a poco a poco si incrina in lui. Dietro le fredde cifre e le laconiche esposizioni sulle tecniche di sterminio comincia a vedere le,persone, le atrocità del passato, i drammi umani con i quali è in contatto quotidiano e di cui vorrebbe rendere ormai partecipi anche gli altri. In un crescendo di orrore e insicurezza viene risucchiato in una spirale di squilibrio dove rischia di perdersi definitivamente.