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"Nella presente opera, il Vecchio dell'Alpe si identifica non solo con Vittorio Rombolà, ma anche con tutte quelle umane coscienze (compresa la mia) preoccupate per le sorti dell'umanità e del "nostro" pianeta che, da troppo tempo, abitiamo e viviamo in maniera scriteriata. Ecco, quindi, che chi si fa portatore di un certo modo di vivere e di pensare, chi semina semi di bene, si fa prezioso. Anche nella necessità dei cambiamenti, anzi soprattutto in queste condizioni, ci serve sempre qualcuno che ci ricordi cosa sia per davvero la vita." (Dalla Prefazione di Massimo Wertmüller)