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Le "poesie" di questa silloge sono "così" perché immerse nell'immanenza. Alludo a un'immanenza in forma di quotidianità unitaria, inclusiva anche dell'altrove, priva di contraddizione, poiché - precisava Baruch Spinoza nel XVII secolo - «essere ciò che siamo e divenire ciò che siamo capaci di divenire è l'unico scopo della vita»: senza frattureinibitorie, quindi, tra il percepire ciò che siamo e il reale.Ma la strada indicata da Zuffolini non è piana e lineare, il connubio procura sofferenza, rimanendo lontano da ogni presuntuoso trionfalismo. (Dalla prefazione di Cinzia Baldazzi)