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Non pensava il saggio Ginetto di essere un creatore. Lui tagliava, tagliava solamente le chiome degli uomini, delle creature, delle forme materiali sottili nate sulle teste che varcavano la porta a vetri del suo negozio, e poi improfumava i capi liberi dai capelli. Il negozio, la bottega del barbiere, era uno scrigno di idealità, era lo stimolo di tutti gli argomenti trattabili a parole e plausibili con la folle realtà circostante, era il resoconto degli stati d'animo particolari, dei loro stati emozionali a volte timorosi e altre eccessivi di tutti i suoi frequentatori di tutte le età, per finire nel sacco della sublime analisi folle.