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I due soras che danno il titolo alla raccolta sono due indigeni che vagano, incantati, tra le vie di un villaggio e, dopo essere entrati in chiesa, vengono cacciati dalla popolazione per le loro incontenibili e blasfeme risate; un ragazzino sorprende il suo compagno di escursione intento a bere in uno stagno a quattro zampe come i suoi cani, manifestando così l'animalità più profonda celata in ogni uomo; Arturo, amministratore di una ricca hacienda, è chiamato dal suocero-padrone a generare un figlio maschio, e questa richiesta toglie il sonno a lui e alla consorte; due ragazzini si battono senza esclusione di colpi davanti alla folla urlante dei compagni di scuola, ma il vincitore, invece di festeggiare, si abbandona a un pianto enigmatico; infine Benites, impiegato in una società mineraria, in preda alla febbre e alle allucinazioni, si vede sfilare davanti un'interminabile teoria di persone e si rende conto di assistere nientemeno che al Giudizio Universale. I racconti di Vallejo sono così: primordiali, immaginifici, sempre chiusi da un finale aperto e apparentemente irrisolto, che provoca le domande e accende le fantasie del lettore.