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Si scrive un diario per fissare sulla carta una traccia di ciò che accade, districare la matassa di emozioni e pensieri che via via si forma, cercare un possibile (e improbabile) disegno. Ed è inevitabile che la visuale cambi con il trascorrere degli anni, parallelamente al mutare della prospettiva. Se nell'infanzia si vive unicamente il presente e con la giovinezza l'orizzonte si allunga in direzione di un futuro che pare infinito, con l'età matura, quando il tempo manca, lo sguardo si fa più ampio e più profondo. È dalle vette della quinta età che Camilla Salvago Raggi ci narra in queste pagine una stagione di letture, riflessioni e memorie. Gli eventi di ogni giorno aprono infatti la strada a ricordi radicati nel tempo: quelli di una antica famiglia aristocratica, di una intensa vita letteraria condivisa con il marito, Marcello Venturi, di interessi e passioni che si avvicendano nel tempo. Sono tanti i personaggi che popolano il suo racconto: Elena Croce, Elémire Zolla e Cristina Campo, Gian Giacomo Feltrinelli, Raffaele Crovi, Lalla Romano, Michele Prisco... e ciascuno di essi è colto con fine esattezza. Lo stesso accade per i luoghi, i viaggi, i libri. Ne risulta - forse oltre le stesse intenzioni dell'autrice - un convinto inno alla vita, quando è vissuta con intelligenza e sensibilità.