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Arthur Rimbaud. Sì, proprio quel "fanciullo sublime" (la formula è di Verlaine) che ha sconvolto la poesia moderna. Dopo di lui, infatti, non si può più scriver versi impunemente. La sua ricerca e il suo desiderio - soprattutto a partire da Una stagione all'inferno (1873) - hanno reso la poesia un territorio da attraversare per costruire esperienze compiute e per fare del verbo un amico irriducibile della verità, dell'unicità.