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Un'opera suddivisa in quattro parti. La prima ironica, dissacrante, indagatrice degli stilemi contemporanei (Lo Schiaffo, rilettura di Howl - Urlo di Allen Ginsberg). La seconda (s)corre come una fanciulla in fieri attraverso le metamorfosi formative, la controcultura anni Novanta, l'ideale disilluso di Sylvia Plath, l'amour fou alla Adele H.. La terza omaggia il mondo antico, la grande passione sorta durante un'assolata estate greca ("così ricordo Atene / all'età di sette anni / dal grembo di mia madre / su cui solevo posare il capo"). L'ultima occhieggia il topos amoroso. Infine, il titolo: un verso di Marina Cvetaeva per rammentarci tutte le nostre storie. Barbare, urbane, dickensiane.
Molto bello! "Carico" e profondo, mai noioso