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Il Giappone è l'unico paese al mondo ad aver avuto una tradizione guerriera ricca e ininterrotta dal lontano XI secolo fino al XIX, incentrata sulla figura affascinante del samurai. Impregnato di incondizionato lealismo, spiccato senso dell'onore e totale disprezzo della morte (che seppe elevare, con la pratica del seppuku, a livello di «opera d'arte»), sempre pronto a sacrificarsi per il proprio signore o per rimanere fedele ai propri ideali, il samurai è in qualche modo paragonabile al cavaliere medievale europeo, con la fondamentale differenza che la sua epopea segna tuttora la cultura nazionale, in particolare la letteratura, il teatro classico e il cinema. Marillier illustra le molteplici facce dell'archetipo del guerriero tradizionale, il cui codice morale è stato spesso ridotto, in Occidente, a sinonimo di fanatismo e fatalismo, e dà risalto in tutto il suo splendore alla stupefacente ricchezza dell'arte marziale giapponese, celebrata in anni recenti da Mishima Yukio, grande scrittore e ultimo samurai.