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Thyche - corrispettivo mitologico della Fortuna romana, figlia del Titano Oceano e della Nereide Teti - incarna il ruolo di protagonista in un dramma umano, consumato interiormente, che prende origine da un amore non corrisposto. Il racconto nasce da una frammentazione dell'Io narrante femminile e ai discorsi in prima persona si alternano i brani in cui a parlare è una sorta di Entità estranea, che contribuisce a scomporre la pretesa di validità nelle percezioni umane. La Thyche, a cui l'Alter Ego fa spesso riferimento, è una figura metaforica e ambivalente, una rappresentazione tragica e drammatica, vittima dell'indifferenza del padre Oceano e condannata a ripetere le stesse parole in attesa che qualcuno le ascolti. Allo stesso modo anche la protagonista è incline a perpetrare le medesime scelte in campo sentimentale, nella pretesa inconscia di rompere l'indifferenza della figura paterna che l'ha cresciuta. Lo scettro della responsabilità viene strappato dalle mani vendicative di Thyche e restituito ai legittimi possessori, i genitori Teti e Oceano.