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C'è qualcuno, uno tra i tanti, uno come tanti, che è in viaggio. E il viaggio è la vita. La vita che si snoda in noi e fuori di noi, che ci urta e ci ferisce, ma anche ci esalta. La vita che viene dal fondo dei secoli, che è nostra e non è nostra. Altrove cardinale, il libro d'esordio del giovanissimo Axel Sintoni, è un libro aperto a ciò che è altro da noi, altro ed estraneo, disperso in infiniti rivoli di mondo, che pullula in noi, e senza il quale non potremmo né essere né pensare. Un libro che parla di origini, di genealogie, di incontri, di storie, di amori, di Dio, di felicità, di dolore, che parla insomma di qualcosa che ci riguarda tutti. E tanto più ci riguarda in un'epoca votata alla tecnica, disumanizzante negli emblemi sociali che propone. Axel ci parla anche di questo, affidandosi al moto vasto delle metafore naturali: «Ma ora i rami non sono più parte del tronco: / lo trafiggono. L'albero sta divorando il suo frutto». È una denuncia appassionata, ma non ingenua, perché il poeta conosce la natura ambigua dell'uomo, e della sua lunga storia. E la poesia, come egli stesso dice nella lucidissima e articolata intervista che precede la raccolta, «è a tutti gli effetti una specie di sogno. Anzi, poesia e sogno sono la stessa cosa». Come accade nel corpo di questo libro acceso e argomentante, che si fonda proprio sulla reversibilità di sogno e di poesia, di vita sentita e pensata, perennemente oscillante, con le sue ombre e le sue luci, lungo i sentieri del nostro cammino.