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I giorni speciali li appuntiamo per sempre, e qualsiasi cosa accada dopo, torniamo continuamente lì. I! giorno in cui ci siamo innamorati e quello in cui ci siamo perduti. Il giorno in cui la vita ci ha messo alla prova, in una sala parto, in una piazza gremita, in un'aula d'esame, e il giorno in cui siamo stati costretti a partire e lasciare tutto. E poi il giorno in cui nessuno ha più firmato l'ennesimo rinnovo del contratto, e il giorno in cui non hai fatto altro che servire caffè. Fino al giorno in cui il mondo che hai osservato dal vetro di una portineria prende vita e quella vita inizia a raccontare di te. E tra l'inizio e la fine, tra il possìbile e l'impossìbile, restano a testimonianza tutti i giorni della nostra vita. Resta il lavoro quotidiano, silenzioso, incessante, fatto di piccoli gesti che si ripetono, scavando gli argini di un'apparente normalità. E la famiglia, il lavoro, i rapporti umani all'improvviso perdono la patina di perfezione per riportare, a tratti con sommessa intenzione, altri con veemente passione, il gesto all'amore e l'amore al sogno.