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Questo numero monografico di «Meridiana» è dedicato all'analisi dei sistemi agro-alimentari italiani e delle loro trasformazioni. Esso riunisce contributi basati su studi empirici che si occupano di vari aspetti, processi e contesti legati alla produzione e circolazione del cibo, utilizzando diversi approcci teorici del campo delle scienze sociali, in particolare legati alla analisi dei "food regimes" e delle "global value chains", e diversi strumenti metodologici, prevalentemente di tipo qualitativo. Attraverso interviste in profondità e osservazioni etnografiche, queste ricerche attraversano non solo uliveti siciliani, frutteti calabresi, allevamenti ovicaprini sardi, vigne piemontesi, serre nella Piana del Sele e campi di pomodoro pugliesi e lucani; ma anche salumifici emiliani, conservifici campani, mercati ortofrutticoli all'origine della fascia costiera trasformata siciliana. Vengono descritti gli effetti dei processi di ristrutturazione nella globalizzazione agroalimentare e delle forme di regolazione e governo che attraversano e contribuiscono a definire i sistemi di produzione e distribuzione del cibo. Gli articoli, nel loro complesso, evidenziano quattro aspetti principali. In primo luogo, essi analizzano la convivenza e la sovrapposizione tra il modello agricolo produttivista e quello post-produttivista, spesso all'interno della medesima catena del valore. In secondo luogo, essi confermano, apportando nuovi elementi di conoscenza, che lo sfruttamento del lavoro (in particolare migrante), è una delle strategie più importanti per l'abbattimento dei costi di produzione, sia nella fase agricola sia in quella industriale. In terzo luogo, mostrano l'importanza della grande distribuzione come soggetto in grado di orientare il sistema produttivo, nel caso di produzioni sia industriali sia di qualità. Infine, propongono l'idea che i sistemi agroalimentari vadano analizzati attraverso la lente dei conflitti - celati o evidenti - che li attraversano, legati ai modelli di agricoltura, agli interessi divergenti, alle asimmetrie di potere, alle diverse rappresentazioni che ne danno gli attori coinvolti. Gli studi raccolti in questo numero, quindi, invitano sia a evitare la lettura di un processo lineare e inevitabile di «modernizzazione» dell'agricoltura italiana sia a dubitare che il modello post-produttivista e la «svolta della qualità» si configurino come una soluzione scontata ai problemi di sopravvivenza delle piccole e medie imprese agricole e un modo per avviare processi di sviluppo rurale. I sistemi agroalimentari italiani vanno analizzati invece come spazi di intersezione tra agricolture diverse, nei quali attori, modelli produttivi e organizzativi si confrontano, si sovrappongono e confliggono tra loro, a livello economico, culturale e politico. Da ciò ricaviamo non solo indicazioni di metodo per l'analisi, ma anche di azione, quella rivendicata ad esempio dai movimenti sociali e contadini contemporanei, per la promozione di pratiche agroecologiche, modelli organizzativi e politiche pubbliche per sistemi agroalimentari e territori sostenibili.