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"La santità selvatica", in questo racconto pieno di racconti, è lo straordinario alimento, fatto di fede e di preghiera, ciucciato dall'Assunta con il latte della mamma Raffaella, la donnina trovata nello "Spedale di Arezzo" verso la metà del XIX secolo e finita per caso a Castelnovo di Faltona, tra le montagne del Casentino, nel cuore della Toscana. La bambina, nata nel bosco, frequenta la scuola rude della montagna, ma impara anche un improbabile latino, la lingua della preghiera, così misteriosa, così divina. Nel suo villaggio, l'odore della tana, della famiglia, le dà la stessa pace che prova quando contempla il sacro Monte della Verna, che sarà meta di pellegrinaggi per tutta la vita. Intorno ai dieci anni, inizia la carriera di serva, con il debutto in una porcilaia. Fatta ragazza, arriva a Genova, dove, con i primi guadagni, "affitta" una maestra. Grazie a uno dei tanti miracoli piccini, la sua prima lettera che arriva a Faltona è letta dal parroco come un testo sacro. L'Assunta sposa un uomo buono. Le due guerre ne acuiscono intelligenza e amore: trova sempre il necessario per la famiglia, ma pensa soprattutto al vuoto delle anime e delle dispense altrui.