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Nel 1980 Katherine Dunn assistette a un incontro di boxe in tv. Ne rimase incantata e decise di andare col marito a una kermesse dal vivo, curiosa di indagare da vicino «la natura della violenza». Nel giro di un anno cominciò a frequentare le palestre locali, veri santuari di uno sport intriso di sangue e sudore. Iniziò poi a tenere una rubrica sul «Willamette Week», celebre foglio della controcultura di Portland, che avrebbe ospitato molti dei suoi ritratti - qui raccolti per la prima volta in un unico volume -, in cui Dunn mescola storie di atleti illustri e di personaggi oscuri, pittoreschi: dilettanti, allenatori, cutmen, preti boxeur. E una pagina dopo l'altra traccia i contorni di un ambiente affascinante che si nutre di ambizioni, rivalità e romanticismo, e su cui spiccano le figure leggendarie di Roberto Durán, Sugar Ray Leonard, Marvin Hagler e Mike Tyson, riscattato finalmente dall'infamia del morso all'orecchio di Holyfield. Un ambiente popolato da una schiera di figure controverse, irresistibili, come il tenero psicotico Johnny Tapia, o le protagoniste del discusso pugilato femminile, tra cui l'olandese Lucia Rijker, campionessa anche di kickboxing, o le figlie d'arte Laila Ali e Jacqui Frazier-Lyde. Sulla scia del classico "Sulla boxe" di Joyce Carol Oates, "Il circo del ring" segna l'incontro felice tra una premiata autrice di narrativa e «la dolce scienza», considerata da sempre la più letteraria fra tutte le discipline sportive.