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Mevlidò è un poliziotto allo sbando incaricato dagli Organi, le supreme Autorità, di infiltrarsi tra gli abitanti di un immenso ghetto urbano, Pollaio Quattro, per studiarne le abitudini e prevenirne le azioni criminose. I rapporti estremamente ambigui del poliziotto con gli abitanti del ghetto, la sua pericolosa deriva psichica verso stati di non-vita e di sub-morte, il suo latente doppiogioco, lo rendono sospetto agli Organi ma anche ai derelitti che dovrebbe controllare. Le atmosfere notturne, il caldo tropicale, la presenza asfissiante degli insetti e degli uccelli, la delazione, gli interrogatori, i ricordi, l'esplosione dello spazio-tempo sono, accanto all'investigatore, i veri protagonisti del racconto. Mevlidò è l'antieroe volodiniano per eccellenza, sorta di Untermensch ossessionato da questioni etico-amorose, punto di passaggio tra sotto e sovramondi, tra umani e animali, tra luce e ombra. Romanzo di amore e morte, o meglio di amore e di azzeramento della morte, Sogni di Mevlidò è un libro che dispiega l'intero armamentario visivo del Volodine più «dark» e che regala pagine di un onirismo degno di Max Ernst.