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Il potere può essere una malattia e bisogna essere capaci di guarirne. Parola di chi il potere l'ha gestito per molti anni essendo stato dirigente di Olivetti, Eni, Enel, Unipol, Rai, Poste italiane, Luiss, e che in questo libro prova a raccontarsi e a rovesciare molti luoghi comuni sul mestiere del manager. La sua ricetta è diretta e sorprendente: mettere al centro le emozioni che, se ben governate, costituiscono la vera risorsa di una persona e di un'azienda. Per questo, secondo Celli, gli ambienti di lavoro devono essere concepiti in modo che "ognuno possa esprimersi al meglio secondo potenzialità e forme di intelligenza specifiche". Non è facile. C'è molto da svecchiare. Le logiche aziendali del Novecento fondate su gerarchie verticali e l'evidenza dei soli numeri come criterio decisionale fondamentale stanno rivelando tutta la loro incongruità. Le persone non sono numeri e "non è una scelta intelligente quella di usare gli uomini solo come macinatori di risultati". Un libro che si legge con passione perché sincero e rivelatore, tra ricordi personali (la collaborazione con dirigenti come Tatò, Mincato, Cagliari, De Benedetti, Bernabé) e ricette per affrontare le grandi trasformazioni che stanno rivoluzionando il mondo dell'impresa. Ecco che cosa i "potenti" di oggi possono lasciare in eredità ai "potenti" di domani.