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Sophia de Mello Breyner Andresen è uno dei punti di riferimento del Novecento letterario portoghese, artefice di una scrittura in grado di unire classicismo e contemporaneità, di associare vita e morte (quel ballare «em redor da suspensão», per l'appunto) e, per dirla con le parole di Eduardo Lourenço, Apollo e Cristo. Al tempo stesso è anche stata figura essenziale nel dibattito civico e politico tra gli anni '50 e '70, raro esempio di intellettuale engagé in grado, per il tramite di una parola poetica che si vuole esatta e giusta, di partecipare attivamente alla formazione di una coscienza civile e di un dissenso antisalazarista di stampo intellettuale e non populistico, ma non per questo intellettualistico e chiuso in se stesso. Considerando la molteplicità di angolazioni sotto le quali leggere la sua opera e la sua figura, ma anche in virtù delle diverse modalità espressive adottate dalla scrittrice durante la sua lunga e prolifica carriera (Sophia non fu solo - giova ricordarlo - poeta, ma anche feconda autrice di narrativa e traduttrice), è possibile affermare che l'opera sophiana sia effettivamente molto letta e studiata, in patria così come all'estero.