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Il nostro sistema di relazioni influenza il modo con cui ci approcciamo non solo agli altri ma anche a noi stessi nonché all'immagine di noi stessi che proiettiamo all'esterno. Troppo spesso una scelta piuttosto che un'altra, una svolta sbagliata o una semplicemente più comoda sono dettate dal tipo di relazione che in quel momento predomina nella nostra vita. Influenzati dal fiabesco mantra del e vissero tutti felici e contenti alberga in ogni donna e in ogni uomo la tentazione di trasformarsi in un cacciatore di lieto fine, accantonando la misterica consapevolezza che non solo le vicende umane non hanno tutte un happy end ma che addirittura non tutti i fili esistenziali possono essere riannodati. Nella silloge di esordio di Sara Benedetta Levi otto personaggi si confrontano con le mille sfaccettature dell'amore, distratti dalle interconnessioni di tempo e spazio in cui può sfociare una emozione. In ognuno di loro c'è qualcosa di ognuno di noi e in questo noi è compresa la stessa scrittrice che attinge al proprio sistema di relazioni fluidificando limiti e confini dell'autobiografismo. Una ragazza deve decidere se stabilire o meno un rapporto di fiducia con la sua psicologa, un uomo se restare con la donna che ama e che lo fa stare bene ma spaventato da questa condizione di benessere psico-fisico; stessa paura che fa scappare a New York un giovane architetto. Una ragazzina si interroga quanto la mancata spedizione di una lettera abbia influito sul destino di un amico; una donna in bilico tra avventure occasionali e un'amicizia totalizzante. Un'altra donna si domanda se non sarebbe stato meglio sacrificarsi, cambiare attitudine e cedere alle richieste di un marito intransigente pur di non stare da sola. Una giovane incatenata a una perdita devastante cerca di riemergere dal suo vissuto; un'altra narra la storia di un amore impossibile mascherato di trepide attese e intese. Personaggi in costante disequilibrio alla ricerca dell'equilibrio.