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Quando possiamo considerarci veramente perdenti? Quando sbagliamo qualcosa oppure quando non tentiamo nemmeno? È il quesito a cui cerca risposta il protagonista, un trentenne che trascorre il proprio tempo a bere birra barcamenandosi tra lavori improvvisati, passeggiate nei boschi con Marta, sua amica da sempre, e con Stefano e Marco, dispersi nel mondo come lui. In un vortice di flashback ed eventi, talvolta al limite del grottesco, proverà a scrollarsi di dosso un'apatia che pare tenerlo disperatamente ancorato a una città (Perugia) che ama e odia allo stesso tempo. Sognando (forse) un futuro da sceneggiatore, intento a contaminare troppo spesso il cinema con la realtà, incappa in una ragazza e il suo skate, che gli daranno modo di pensare e ripensare a ciò che vuole davvero e ciò che forse non diventerà mai. Romanzo caratterizzato da uno stile di scrittura asciutto, che scorre come fosse una sceneggiatura nella mente del protagonista. Ogni parola, ogni spazio, ogni punto a capo, ha una sua valenza, un ritmo volutamente spezzato, volto a creare confusione, la confusione di un giovane che non riesce a a dare una svolta alla propria vita.