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Il vecchio tipografo armeno Greguar è tornato dalla sua passeggiata mattutina. Si siede, stanco, nella veranda di casa a Istanbul sulla poltroncina di vimini addossata alla finestra di cucina. All'interno c'è un insolito andirivieni da cui egli è stato estromesso di buon mattino e di cui avverte gli echi attraverso la finestra semiaperta. Non se ne sente coinvolto più di tanto, perché un senso di estraniazione dalla realtà lo porta a rivivere gli anni della sua infanzia e della sua gioventù. Dagli esodi a cui la sua famiglia, la sua gente e lui stesso sono stati sottoposti, al suo arrivo nella metropoli ottomana, all'impegno morale e politico, alla perseveranza della fiducia in un mondo migliore. All'interno di una Storia più grande di lui, fino alla fine, e forse fino alla rinascita.