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Eretico, falsario, esoterista, spia, pittore, scienziato, architetto: su Leonardo da Vinci se ne sono dette molte. Forse perché la sua biografia è costellata di enigmi non ancora risolti. Di certo sappiamo che fu eclettico, al limite della schizofrenia, estremamente curioso e che annotò qualunque cosa gli passasse per la testa. Nel disporre le proprie volontà, il genio toscano indicò nel giovane Francesco Melzi l'erede del suo tesoro più prezioso: tutti et ciascheduno li libri che possiede, ossia decine di migliaia di fogli con appunti manoscritti e disegni sugli argomenti più disparati, accumulati nel corso di un'intera vita. Inizia così la storia dei codici di Leonardo che nel corso dei secoli si disperdono in tutto il mondo. Uno di questi, il più anomalo e anticonvenzionale, viene ritrovato, nel corso di un trasloco, da Ascanio Righi, pasticcere a Vinci, nei locali in cui secondo la leggenda sarebbe stato ubicato il forno e il mulino di famiglia di Leonardo. Si tratta di un taccuino ingiallito le cui pagine, seppur ridotte a un velo, sono ancora leggibili. All'interno sono annotati pensieri confusi, conteggi delle entrate e delle uscite, disegni e diverse ricette di dolci. Ricette ben strane! Secondo chi scrive infatti avevano poteri taumaturgici e forme originali. Sono l'occasione per Ascanio di rimettere in discussione tutta la sua vita fino ad aprire una linea di pasticceria rinascimentale: I pasticci di Leonardo. Coadiuvato da due storiche e dalla donna che gli ha ridato serenità affettiva, Ascanio deve anche rispondere a domande inquietanti: quale collegamento ha il taccuino di Leonardo con l'antico sultanato ottomano di Bayezid II? E soprattutto quali sono i veri poteri dei dolci del Maestro?