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A contatto con la natura incontaminata il tempo svanisce. Si compatta e fuoriesce dall'orizzonte esistenziale. Il poeta si distende nel paesaggio, e qui cammina con lo spirito in pace, ma pronto a ogni passo a farsi sopraffare dalla meraviglia, pronto a sentirsi affondare le radici dentro la terra, a innalzare le fronde al cielo. Nelle liriche di Manuele Carbogno si avverte innegabilmente il desiderio primordiale di unificarsi, immedesimarsi, e forse anche celarsi con/dentro la Natura, con cui ha un legame indiscusso e fortissimo. La poesia si fa strumento di riflessione capace di cogliere la magnificenza che l'insieme delle epifanie crea: un viaggio profondo alla scoperta di se stessi e del proprio valore vitale, della bellezza della vita sussurrata fuori dai ritmi frenetici cui siamo costretti dalla società. Attraverso l'accostamento quasi surrealista di lemmi in sequenza, alcuni dei quali preziosi, arcaici, raffinatissimi, il poeta crea assonanze e scompone al contempo parametri all'apparenza tradizionali.