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1977, Roma: la rivolta degli studenti stende il suo braccio armato. Gli idoli della rivoluzione richiamano fantasmi del passato, che danzano nei bagliori della rossa primavera. Sulla scena, un collettivo di militanti della Sapienza, tra cui un professore che ha un'idea tutta sua di rivoluzione: combattere la società dello spettacolo con lo spettacolo, e cerca protagonisti. I compagni non prestano troppa attenzione alle sue stravaganze, ma ci sono tre studenti, il narratore, Silvia e Lena, che lo prendono sul serio. Il professore mette a disposizione un'Ape Piaggio trasformata in teatro ambulante. Abbandonato il collettivo, nasce una improbabile compagnia teatrale. Un romanzo sugli anni Settanta visti da un'Ape solitaria che attraversa l'università occupata e semi-militarizzata per promuovere un esperimento inedito di teatro di strada. Uno sguardo straniato su quella rivolta libertaria e insurrezionale, sulle sue mitologie spesso confuse, su quel gergo oggi quasi incomprensibile e sui suoi leader autoritari. Ma anche un romanzo sull'autenticità, sul Fantasma inafferrabile che incombe sulla recita: evocato, temuto, sfiorato. Solo Silvia intuisce cosa c'è dietro: il Male, quello stesso Male impastato di eros e distruttività, che - rimosso dal Movimento - porterà agli anni di piombo.