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Alfonso Musci ci offre una nuova interpretazione di Elias Canetti (Ruse, 1905 - Zurigo 1994), premio Nobel per la letteratura nel 1981 e autore di opere quali "Auto da fé" (1935) e "Massa e potere" (1960). Dal dialogo serrato con i suoi "terribili" e "ammirevoli" maestri - Machiavelli, Hobbes, Nietzsche, Kraus, Kafka, Benjamin -, alle intuizioni di spinose questioni bioetiche e ambientali. Il suo "pescare nei secoli" - nei «cento modi» in cui gli eventi si sarebbero potuti svolgere - è sempre più attuale. Con l'ambizione messianica di riscrivere la storia dal punto di vista di quei vinti che gli stanno più a cuore: gli oppressi, gli animali, i morti. E con il presentimento dei pericoli futuri suscitato da concreti e documentati orrori - epidemie, guerre, genocidi, catastrofi nucleari, disastri ambientali -, il ricorso ad antiche e nuove fonti per la filosofia: i miti e le antropologie primitive, la sapienza greca e orientale, la zoologia e l'ecologia. Su questa strada ogni delusa attesa di sistematicità è compensata da un chiaro disegno di rifondazione del pensiero europeo e dalla spietata preveggenza di alcuni "rischi" che stanno minacciando il pianeta e la biodiversità.