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L'epidemia di Covid-19 ha portato in poche settimane un radicale cambiamento nel modo di lavorare di milioni di persone, che si stanno confrontando per la prima volta con il lavoro da remoto. Una soluzione capace di ridurre la congestione delle città e portare indiscutibili benefici ambientali, e per questo ci si figura che continueremo ad adottarla. Tuttavia, il cosiddetto smart working pone questioni immediate sullo spazio e il tempo del lavoro, e sulle storture che potrebbero derivarne: su tutte, l'orario di ufficio che si dilata e insegue la perenne reperibilità, oltre alle tecnologie intrusive che monitorano le attività dei lavoratori - con il rischio che il nuovo luogo lavorativo digitale sia uno spazio di interazioni patologiche. Zamperini parte dall'area del pianeta con il più alto tasso di innovazione, la Silicon Valley - che negli ultimi anni ha sconvolto i comportamenti individuali e relazionali delle nostre società - per analizzare le condizioni di chi ha lavorato da casa in realtà molto meno preparate. Cosa va salvato in questa esperienza? Cosa abbandonato?