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Nel 1884 il grande critico d'arte John Ruskin tenne a Londra due conferenze in cui annunciava l'imminente catastrofe: una nube tempestosa avrebbe attraversato i cieli inglesi oscurando il sole, scatenando la violenza del vento, imputridendo la vegetazione. Si può leggere "La nube tempestosa" come il pensiero pseudoscientifico di un autore notoriamente fobico, e trovarlo oggi il testo precorritore della fantascienza apocalittica. Ma ci sono ragioni altrettanto valide per considerarlo un contributo alla meteorologia dall'incredibile preveggenza, che ha raccontato un nuovo fenomeno nuvoloso, una calamità che ancora passava inosservata: l'inquinamento del cielo industriale. Forte delle sue indubbie capacità scientifico-visionarie e socio-moralistiche, forse Ruskin aveva davvero osservato - senza nemmeno saperlo - il veleno dello smog; o forse quel che indicava al suo pubblico era un cambio del vento: l'annuncio di un'era oscura.