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Pubblicato nel 1909, "Le nevrosi" può essere considerato un'efficace introduzione alla teoria psicologica e psicopatologica di Janet, permettendoci di cogliere i punti fondamentali della sua tecnica terapeutica, che ci appare in tutta la sua modernità. Il volume si propone di studiare alcune delle principali forme assunte dalle nevrosi, e cioè l'isteria - in cui sono compromesse "la percezione personale e la costruzione della personalità" - e la psicoastenia - in cui appaiono disturbate "la volontà, l'attenzione, la funzione del reale". Il testo lascia emergere le due facce di Janet: quella del ricercatore, attento alla descrizione dei fenomeni, e quella del clinico, alle prese con problemi diagnostici e di terapia. Mentre il Janet "ricercatore" è a volte freddo, il clinico è vivace e innovativo, consapevole dell'importanza della relazione con il paziente. Janet si presenta così come un grande sistematizzatore di osservazioni raccolte e classificate in anni di ricerca clinica.