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Amsterdam, 1648. La Spagna firma l'atto di pace con le Sette Province Unite dell'Olanda, ed è l'evento con cui si apre questo piccolo racconto teatrale incentrato sulla figura rivoluzionaria di Baruch Spinoza. Come Giordano Bruno e Tommaso Campanella, Spinoza è la mente radicale che rovescia il senso comune e i fondamenti della cultura del suo tempo: spoglia di ogni carattere sacro la Bibbia, mostrando in maniera inoppugnabile la natura laica di quell'insieme di testi, scritti in tempi diversi e importanti solo per il messaggio etico di cui sono espressione (motivo per cui verrà espulso dalla comunità ebraica di Amsterdam). In più, è convinto che la democrazia sia la forma più equa e più felice di organizzazione sociale, e che può realizzarsi solo tra individui liberi, perciò annuncia la necessità di una società egalitaria, l'unica che può assicurare la serenità e la pace. Abolendo l'idea di un Dio che giudica e condanna, infine, lo identifica con la Natura di cui tutti gli esseri viventi sono parte inscindibile (l'uomo così come la stella e il moscerino). E questa Natura sacralizzata di Spinoza è oggi anche la nostra, perché mostra come la Terra, ferita e sconvolta dal nostro operato, trascina nel suo corso anche la sorte delle società umane.