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Nei primi anni Venti, Benjamin annunciò che stava redigendo una Politica. Di quel lavoro promesso restano tracce in saggi come "Per la critica della violenza" e "Destino e carattere" e in frammenti come "Il diritto all'uso della violenza", "Frammento teologico-politico" e "Capitalismo come religione", dove all'analisi della violenza si affianca un'indagine del rapporto tra "diritto", "giustizia" e "vita" fascinosa e perturbante. Ma il pensiero politico di Benjamin è andato molto oltre quegli inizi, sedimentandosi nella sua attività a valle della svolta marxista del 1924, dai saggi ("Il surrealismo", "Karl Kraus", "Johann Jakob Bachofen") agli scritti brevi ("Il carattere distruttivo", "Esperienza e povertà"), alle micidiali recensioni destinate all'intellighenzia di Weimar ("Teorie del fascismo tedesco", "Malinconia di sinistra", "L'errore dell'attivismov), fino alle tesi "Sul concetto di storia".