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Aleksandr Blok nasce alla fine di un'epoca, in un Impero russo vicino all'implosione, al tramonto del "sessantennio d'oro" di Dostoevskij, Tolstoj, Puskin e ?echov. Mentre la Russia degli Zar cadrà nella Rivoluzione d'ottobre, la letteratura conosce una nuova "età d'argento" con Blok capofila del Simbolismo. Nel corso della vita - «una sfilza di rapporti sconclusionati» e «fallimenti di molte speranze» -, il poeta sperimenta amori tormentati che carica di attese eccezionali, incontra donne-angelo che venera e idealizza come Beatrici dantesche. È il cantore di una Pietroburgo «regno di fantastiche ombre»: le nebbie improvvise, le sere immisurabili, l'onnipresente neve, il lucore ossessivo delle notti bianche. Blok è poco disposto a distinguere la realtà dall'arte, e molto incline a farsi del male da sé: ci si chiede se il suo preteso dolore non sia invece «solo letteratura». Dopo una vita di studi, Danilo Cavaion ne ha ricostruito il personaggio attraverso le poesie, il ricco epistolario, le carte cui Blok affida i rilievi più intimi; a cui, a tratti, apre il proprio animo.